Cara Mella, è morta Della

arte benito franco giuseppe jacovitti francesco scura silvia jacovitti valerio bindi Oct 18, 2023
Morgana Production
Cara Mella, è morta Della
6:08
 

Alcune battute e slogan del '77 sembrano scritti da Jacovitti, il movimento usava i giochi di parole come lui, per smontare il linguaggio.

 

"Abbiam preso poche botte da bambini, per questo ora siamo assassini".

"Sacrificarsi è bello, liberarsi è brutto, siamo donne, subiamo tutto".

"Portare l'attacco al cuore del papato, tutto il potere al chierichetto armato".

"Or' che buoni siamo stati, possiam parlare con i sindacati".

"Scopiamo di più, lo metteremo in culo anche al potere".

In un mondo dove le parole diventano armi e i giochi di linguaggio sono usati per manipolare e confondere, Jacovitti si spinge oltre, distinguendosi per la sua capacità di utilizzare il potere delle parole in modo dirompente e creativo attraverso un melting pot esplosivo di umorismo, satira e critica sociale.

Caramella, mortadella e l'intelligenza artificiale

Sarà stata un'associazione forzata, e non a delinquere, ma non abbiamo resistito alla tentazione di coinvolgere l'intelligenza artificiale con il semplice input di "Cara Mella, è morta Della".

E, fuor di metafora, il risultato è stato vagamente artificiale e disorganico.

Il primo tentativo: "La notizia della morte di Della ha scosso profondamente Cara, che non riusciva a credere che la sua cara amica fosse partita così improvvisamente... si sentiva persa e sola, senza la presenza vivace e allegra di Della accanto a lei e il vuoto lasciato dalla sua assenza sembrava insormontabile".

Il secondo esempio: "Cara si sentiva colpevole per non aver passato abbastanza tempo con Della negli ultimi mesi, si ripeteva continuamente che avrebbe dovuto chiamarla di più, incontrarla più spesso, ma ora era troppo tardi... si pentiva di non aver detto a Della quanto fosse importante per lei, di non averle fatto capire quanto la amava e la apprezzava".

La terza versione: "Mella è la dolcezza, la malinconia, la nostalgia di un tempo passato, è una ragazza dai capelli d'oro, con gli occhi sognanti e un cuore pieno di ricordi, forse è un'amica immaginaria o forse è la voce interiore che ci sussurra parole gentili quando ne abbiamo bisogno... Della, invece, è l'oscurità, il mistero, l'ignoto: è una figura enigmatica, vestita di nero, con gli occhi penetranti e un sorriso ambiguo, forse è la morte stessa o forse è solo un'illusione creata dalla mente umana... e così, Mella e Della si incontrano in un bazar di parole, tra scaffali di consonanti e vetrine di vocali, scambiandosi sorrisi e segreti, sfiorandosi con la punta delle dita e perdendosi nei meandri delle frasi".

L'ultima variante "A poco a poco, però, Cara iniziò a ricordare i momenti felici passati insieme a Della, i sorrisi, le risate, le confidenze: si rese conto che non importava quanto tempo fossero rimaste lontane l'una dall'altra, perché il legame che le univa era indissolubile... Della sarebbe sempre rimasta viva nel cuore di Cara, pronta a sostenerla e proteggerla anche da lassù".

Slancio creativo da un lato didascalico, dall'altro melenso, per quanto artificiale, soprattutto nella capacità di riempire arbitrariamente gli spazi narrativi non esplicitati.

Smontando e rimontando

La figlia Silvia racconta non solo una storia personale, condivide un metodo di lavoro e un più generale approccio alla vita: "Smontava tutto, smontava tutta la famiglia e la rimontava, faceva degli scherzi terribili, non so perché avesse questa voglia continua di mettere in confusione una persona, di parlare in modo strano in modo che l'altro non capisse cosa volesse dire appositamente per riderci su... aveva questa immane voglia di entrare nella vita, ma proprio nella vita vera di tutti, tra la gente, era curioso dell'umanità".

L'artista che era Jacovitti ha saputo trasformare il linguaggio in un'arte, giocando con le parole e le immagini in un laboratorio di creatività continua e inarrestabile.

Le opere, anche le più distanti dal successo commerciale, sono ancora oggi un viaggio in una mente geniale e visionaria, capace di trasformare la realtà in un mondo fantastico e surreale.

Dadaismo ironico e gommoso

"A cent'anni dalla nascita si celebra un artista ancora oggi modernissimo, ma spesso trascurato: considerato di destra dalla sinistra e troppo anarchico da destra" scrive Valerio Bindi.

Che prosegue: "C'è un autore del fumetto italiano i cui personaggi sono apparsi in ogni luogo, dalle scuole ai giornali, fino agli oggetti più disparati, un fumettista che ha lavorato su storie e linguaggio da un personalissimo punto di osservazione... ironico, dadaista, dallo stile gommoso e colorato... è stato ammirato, contestato, imitato e ha influenzato intere generazioni di autori e autrici, la sua vita di autore attraversa quella del nostro Paese".

E poi ancora una conclusione personale da parte di sua figlia Silvia, a suo modo una dichiarazione d'intenti: "Una cosa bella che mi ha lasciato mio padre, era stare seduta al bar con lui, con questo Negroni doppio, triplo, quadruplo sul tavolino, io stavo lì seduta con lui a guardare la gente che passava, in silenzio per un'ora o due... tutti e due a osservare le persone, perché se le guardi con attenzione è bellissimo, ognuno di noi è il personaggio di un fumetto, ognuno di noi è un mondo incredibile, ma non lo sa, ognuno di noi è una panoramica di Jacovitti... ma il suo cervello era in grado di vedere quello che gli altri non vedevano".

Le immagini presenti in questo articolo sono disancorate rielaborazioni dell'intelligenza artificiale (pur ispirate ai diversi stili dell'artista), mentre due mostre ripercorrono i reali percorsi artistici di Jacovitti: "Tutte le follie di Jac!" al Macte - Museo di arte contemporanea di Termoli e "L'incontenibile arte dell'umorismo" al Maxxi - Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma.

 

Francesco Scura '23

 

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