Ma questo è uno stupro?
Aug 12, 2023Mentre il governo della nostra Repubblica fa la sua parte per farci tornare (almeno) ai tempi della Prussia e dell'impero austro-ungarico, anche la magistratura si dà da fare per riportare l'interpretazione delle leggi a un esercizio di stile, a un gioco delle tre carte degno di Porta Portese.
Nella fattispecie, una sentenza ha assolto gli imputati di stupro di gruppo ai danni di una ragazza di 18 anni perché, secondo il giudice (oppure secondo un individuo che passava casualmente in quel momento vestito da giudice) "Il rapporto c'è stato, ma gli imputati non hanno capito che la ragazza non voleva".
Sarebbe esilarante, pur nel delirio, ma non c'è da ridere e purtroppo non è uno scherzo: secondo gli atti processuali, la ragazza ha raccontato di aver chiesto agli imputati di smetterla, di aver provato a sottrarsi, ma invano.
No, tranquillo
Uno degli imputati, forse dotato di orecchie, ha anche chiesto a un altro del gruppo "Ma questo è uno stupro?", rassicurato però da uno degli altri che ha risposto "No, no... tranquillo".
E così lo stupro di gruppo è andato avanti senza altre fastidiose interruzioni.
Difficile a questo punto dissentire con l'incommensurabile abilità introspettiva dell'individuo casualmente vestito da giudice.
Pietre tombali
Ma l'individuo è andato addirittura oltre, mettendo un'ultima (definitiva) pietra tombale sullo Stato di diritto nel quale ancora, illusoriamente, riteniamo di vivere: "Gli imputati sono condizionati da un'inammissibile concezione pornografica delle loro relazioni con il genere femminile, forse derivante di un deficit educativo e comunque frutto di una concezione assai distorta del sesso".
Questo recita la sentenza, dove a essere inammissibile è la sopravvissuta allo stupro e a essere assolti sono gli stupratori.
Francesco Scura '23
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