Partinico, Italia

cinisi francesco scura mafia partinico peppino impastato scuola May 09, 2023
Morgana Production
Partinico, Italia
3:36
 

Nel giorno dell’anniversario dell’assassinio di Peppino Impastato, il 9 maggio, emerge una storia (molto siciliana, molto italiana) che sembra far ritornare il nostro Paese a quel 9 maggio 1978, e anche più indietro, in quella dimensione di regime che purtroppo sembra riecheggiare ogni giorno di più, un passo dopo l’altro.

 

A poco più di qualche passo di distanza da Cinisi, a Partinico, c’è una scuola che potrebbe (dovrebbe) essere intitolata a Peppino Impastato e, ancor di più, a sua madre Felicia, esempio non tanto di virtù in sé per sé, ma di feroce determinazione contro la mafia e contro le cento, mille collusioni di regime (criminale).

Ma la storia non è questa, per quanto importante e necessaria: o meglio, è questa solo perché si intreccia con una storia forse anche peggiore, che è quella che nel 2023 ci vede (noi, tutti) insopportabilmente vittime del retaggio fascistoide della grana più ottusa e più sporca.

Le storie e la scuola

La scuola in questione è (ancora) intitolata a Santi Savarino, giornalista, scrittore, ma principalmente senatore di fede fascista eletto con la Democrazia Cristiana, legato sì alla storia del paese a pochi passi da Cinisi (la città di Impastato), ma, al tempo dell’emanazione delle leggi razziali fasciste, partecipe e firmatario della campagna insieme ad altri 180 scienziati e 140 politici, intellettuali, scrittori e giornalisti.

Terminata la guerra, nel 1946, Savarino assunse la direzione del quotidiano romano Il Giornale d’Italia, quando la testata, sospesa dagli alleati anglo-americani poco dopo la liberazione della Capitale, aveva ripreso le pubblicazioni.

La sua storia poi si intreccia con quella di Francesco Paolo Coppola (ben più celebre come Frank Three Fingers) ponte mafioso tra l'Europa e gli Stati Uniti per il traffico internazionale di droga e che, tra una cosa e l’altra, all’inizio degli anni ’50 sembrerebbe aver avuto una certa rilevanza nell’elezione di Savarino con la Democrazia Cristiana.

Ma, ancora, la storia non è neanche quella di Santi Savarino, morto (felice probabilmente di morire fascista) nel 1966 a 79 anni.

Storia mafiosa e fascista

La storia invece è oggi, storia evidentemente mafiosa e fascista, in cui più di qualcuno (a Partinico, come in tutta Italia) ritiene meritevole la battaglia in difesa di un’eredità folle, criminale, assassina o, in una parola, fascista.

Non si può certo affermare, incontrovertibilmente, che l’essere mafiosi equivalga a essere anche fascisti (o viceversa), ma il dubbio, quello sì incontrovertibile, che sia radicata ovunque e dappertutto la convenienza dello status quo non può non deflagrare nella coscienza comune: status quo di immobilismo anacronistico, di negazione anti-storica dei diritti fondamentali, di accanimento violento sulla libertà altrui.

In poche parole, curiosamente, dubbio mafioso e fascista.

Eredità di sangue

Non è importante, alla fine dei conti, se e come la scuola di Partinico riuscirà ad assumere un nome congruo rispetto al ruolo che la scuola come istituzione interpreta negli equilibri sociali, ma ogni cosa tornerà ad avere valore e riconoscimento solo se il prezzo di sangue pagato negli anni non rimarrà, ancora e ancora, una nuova ed eterna lettera morta.

 

Francesco Scura '23

 

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