Quel poco che abbiamo, quel tanto che manca
Feb 07, 2023Sul profilo di un famoso social network di una famosa testata giornalistica nazionale pochi giorni fa è stata pubblicata la notizia del raggiungimento, da parte della nave oceanografica italiana Laura Bassi, del punto più a sud del mondo mai raggiunto in precedenza.
Per questa volta non è importante la notizia in sé, come non è importante come la famosa testata nazionale diffonda l’evento, e sorprendentemente (notizia nella notizia) non è importante neanche il fatto che il materiale diffuso ovunque sia stato realizzato proprio da noi di Morgana Production.
Questa volta l’unico aspetto degno di nota sono i commenti, centinaia e centinaia di commenti di centinaia di utenti consapevoli del famoso social network, commenti che in qualche modo rappresentano la reale consistenza dell’informazione, e non solo scientifica.
Pandora e San Patrizio
Cioè, per dirla in altri termini, se diffondendo le informazioni si scatenano non solo Pandora e San Patrizio, ma il profluvio inarrestabile di quel che era contenuto nei vasi e nei pozzi, allora forse l’informazione come opportunità e privilegio deve (dovrebbe?) trasformarsi sempre più, e sempre più spesso, in dovere civico e civile.
E, in effetti, più di un commentatore seriale, in vena di consigli propedeutici alla carriera, ritiene elegantemente (e inconsapevolmente) di sì.
Empirismo sfrenato
Ma torniamo proprio ai commenti: i comici della domenica vanno per la maggiore, in gran numero pronti per le prossime commedie natalizie, principalmente giocando con il grande plauso dei colleghi (sempre aspiranti comici) sul binomio Laura Bassi–rompighiaccio secondo il più raffinato sillogismo aristotelico che provo indegnamente a traslare: tutte le donne seviziano e frantumano la pace dei sensi (prima proposizione, premessa maggiore), Laura Bassi è una donna (seconda proposizione, premessa minore), Laura Bassi è una rompighiaccio (terza proposizione, conclusione).
I cori di giubilo, indistintamente provenienti da colleghe rompighiaccio o colleghi filosofi, sono travolgenti, sovrastando per ardore e intensità la misera scampagnata fuori porta di Laura la rompighiaccio e dell’allegra brigata di compagni di merenda al seguito.
Un’altra fazione del famoso social network, evidentemente punta sul vivo dal trend topic del sillogismo involontario, punta prepotentemente sull’altro cardine complottardo dei nostri tempi: "Adesso fa inversione o continua il giro? Vorrei sapere una volta per tutte se ‘sta terra è piatta o no!" e "Poi si è dovuta fermare, avrebbe trovato il muro che delimita la terra, vi prendono in giro e vi sbattono in faccia la verità”.
Altro tema particolarmente sentito è l’impatto economico della missione scientifica e, in modo più peculiare, il costo economico dell’incidenza monetaria sullo spread del ghiaccio agitato, non mescolato: "Record del mondo su come spendere un mare di soldi pubblici italiani inutilmente", "Cosa non si fa per qualche soldino tra corrotti e si raccontano le peggiori fesserie con la scienza dei corrotti" oppure "Tanta spesa, per fornire alla Sant’Anche il ghiaccio per tenere in fresco lo schampagne, giacché a Cortina non nevica più" e poi, pura sublimazione, "Io lo so i soldi, fanno sparire loro, ladritutti intartide".
C’è chi poi adotta un approccio prudente e legittimamente dubitativo: "Mai raggiunto in nave, ma per favore!" e anche "E come avrebbero fatto a misurare il punto esatto in mare?".
Ghiacciologi e altri luminari
Tribù a parte è quella degli ambientalisti più radicali, i veri integralisti militanti del ghiaccio, che qualche accademico praticante definisce (non è chiaro se con intenti celebrativi o denigratori, o tutte e due le cose che tanto è uguale) ghiacciologi: "Sarà anche un’impresa… ma rompere il ghiaccio con il clima che abbiamo, vuol dire farlo sciogliere più in fretta, ha ragione la natura a ribellarsi all’uomo" e "Chissà quanto inquinamento han portato su quel posto per questa cosiddetta impresa".
Tribù costituita anche da paladini che non accettano il triste destino che il nostro impeto autarchico e sovrano riserva al ghiaccio indifeso: "Il vero obbiettivo di questa spedizione quale è? E quali dovrebbero essere i benefici? Benefici che dovrebbero essere nettamente superiori ad eventuali danni provocati dalla rottura del ghiaccio incontaminato".
Per poi aiutarci a capire che il problema non è il cambiamento climatico, ma il suo pericolosissimo scioglimento: “Ma che cazzo andate a spaccare il ghiaccio… poi ci lamentiamo dello scioglimento del cambiamento climatico!".
Ėjzenštejn e Fantozzi
E c’è anche chi passa in scioltezza dalla scienza alla settima arte (di Ėjzenštejn e Fantozzi) con magistrale eleganza: “Un’altra bella cagata inutile, complimenti!”.
Per mantenere precipuamente elevato il livello di questo articolo, mi sono astenuto dal citare il mare (questo, sì) di insulti distribuiti democraticamente un po’ ovunque (donne e uomini, settentrionali e meridionali, vegetariani e carnivori, luterani e calvinisti, insomma tutti), per quanto certi slanci di creatività andrebbero salvaguardati e conservati a futura memoria.
Di certo, l’onere dell’interesse altrui, indipendentemente dal livello culturale e di conoscenza, dovrebbe essere sempre più un onere di chi scrive, pur riconoscendo che a tutto c’è (e deve esserci) un limite, anche alla più ardita mercificazione della scrittura.
Nel frattempo, fuor di metafora, mentre Laura la rompighiaccio continua nelle sue instancabili attività di corruzioni, sprechi, complotti e danni collaterali, rileggo le centinaia e centinaia di commenti in cerca di quell’unico commento che, almeno spiritualmente, li possa identificare e rappresentare tutti.
E alla fine l’ho trovato, forse troppo esplicito, ma necessario nella sua pertinenza: "Sono un’anziana vedova malata di cancro e sono così disperata che ho deciso di donare una parte della mia ricchezza a qualcuno di fede e di buon carattere. Quindi non so se saresti interessato. Se sei interessato scrivimi sul mio profilo perché sarebbe per te una grande opportunità per ricostruire la tua vita con bellissimi progetti futuri, grazie".
"Prego".
Francesco Scura '23
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