Ventitremila

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Morgana Production
Ventitremila
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Rifiutati, abbandonati, maltrattati, umiliati, sofferenti, malati, disabili, abusati: non sono (solo) i ventitremila minori presenti negli istituti italiani in attesa di affido o adozione, ma anche le coppie o le singole persone che i tribunali italiani ritengono non normali, inidonee per l’affido (anche temporaneo), perché non dichiaratamente eterosessuali o in una delle italianissime coppie di marito e moglie in cui c’è chi prevarica e chi si lascia prevaricare, però nel pieno rispetto delle tradizioni.

 

La storia di E. è esemplare nel suo voler sovvertire i valori fondanti della nostra arcaica, ma rassicurante, comunità sociale: ha 45 anni, è single, e lavora come funzionaria in una multinazionale: "Avevo risposto all’appello di un'associazione per l’affido di una ragazzina di 13 anni, più volte respinta da diverse famiglie: sono stata contattata dai servizi, ho passato tutti gli esami".

L'avvicinamento tra E. e G. non è facile, ma procede: "Stavamo costruendo un rapporto: ogni week-end G. veniva a dormire a casa mia, era così traumatizzata che mi chiedeva di tenerle la mano per tutta la notte, e intanto l’avevo già iscritta alla sua nuova scuola".

Invece, a pochi giorni dal trasferimento, qualcosa si inceppa: senza dare spiegazioni i servizi sociali chiamano E. e le dicono che quell’affido non si farà.

"Li ho cercati per mesi, ho chiesto che mi spiegassero, nulla: non mi hanno nemmeno permesso di salutarla, e so che G. è ancora in una casa-famiglia".

Il paradigma della famiglia tradizionale

Saremo sicuramente noi a non capire, troppo distanti dagli esempi illuminati dei nostri rappresentanti: siamo allora andati a cercare qualche indicazione sul paradigma della famiglia tradizionale, quella insomma a cui un tribunale italiano non vedrebbe l’ora di affidare un bambino, proprio perché al di fuori della pericolosità sociale che, evidentemente, E. rappresenta.

Inoltre, per un tribunale italiano, non avere la piena consapevolezza dell’orientamento sessuale di E. può comprensibilmente rappresentare il più classico degli elementi ostativi: è una donna, è single, è economicamente indipendente, quindi manifestamente contro-corrente, quindi inidonea per l’affido di G. o delle altre lettere dell’alfabeto.

Oltre, ma non troppo, le cene eleganti

Più che una valutazione rigorosa sulle potenzialità genitoriali, sembra una selezione per un bordello, ma i tribunali italiani devono essere gli stessi in cui si sono anche presentati individui mascherati da presidente del consiglio che hanno parlato di cene eleganti, cene a cui E. equivocamente non è mai stata invitata.

Poi, continuando a cercare, abbiamo trovato la risposta, non a caso, ancora nel gruppo Pro Vita, ormai sublime fonte di ispirazione creativa per molti dei temi sociali più spinosi.

Affermano infatti di impegnarsi per costruire una società fondata sui valori della vita e della famiglia, agendo per la famiglia naturale e la libertà educativa dei genitori, ma, soprattutto, "nel nome di chi non può parlare": mai avremmo immaginato di (non) far parte di un gruppo tanto solidale e lungimirante da volersi esprimere per conto di tutti gli analfabeti, gli incolti e i disarticolati che popolano il (tradizionale) sottobosco di questo Paese.

 

Francesco Scura '23

 

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